span.fullpost {display:inline;}

LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

martedì 21 luglio 2009

Anniversario dell’eccidio di Via D’Amelio: ancora tante zone d’ombra e tanti perché senza risposta

Quest'anno l'anniversario della strage di via D'Amelio, dove il 19 luglio 1992 furono massacrati dall'esplosione di un'autobomba Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta, è stata meno uguale dei precedenti: su questo 19 luglio ha pesato come un macigno la riapertura delle indagini, da parte della procura di Caltanissetta, sulle stragi di Capaci e via D'Amelio e sull'attentato a Giovanni Falcone del 20 giugno '89, quando qualcuno piazzò nella villa del magistrato alcuni candelotti di dinamite. Questa volta i magistrati non escludono il coinvolgimento di un terzo livello.
La svolta nelle indagini su via D'Amelio arriva dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che ribalta alcune verità confermate fino in Cassazione. Il collaboratore si attribuisce il ruolo finora avuto da un altro pentito, Vincenzo Scarantino, che si autoaccusò di aver procurato la 126 utilizzata nella strage. Ma Spatuzza dice che a rubare l'auto è stato lui, e parla della sostituzione di un pezzo di ricambio, effettivamente trovato dagli investigatori dentro l'auto. Le sue dichiarazioni, finora, hanno tutte trovato riscontri. La 126, sarebbe stata consegnata a persone diverse da quelle indicate inizialmente.
Se Spatuzza ha cominciato a riscrivere la storia della stagione stragista, un altro personaggio, Massimo Ciancimino, figlio di Vito, nel '70 sindaco mafioso di Palermo, sta vuotando il sacco, spiegando ai magistrati i segreti sul tentativo della mafia di stipulare un patto con lo Stato.

Con le dichiarazioni di Ciancimino, sul quale pende una condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi per riciclaggio, torna a galla la storia del cosiddetto «papello», un documento con alcune richieste di Cosa nostra, che se esaudite avrebbero fermato la stagione delle stragi. Ciancimino nei giorni scorsi ha consegnato alcune carte ai magistrati, ma non si sa se tra queste ci sia anche il papello.

Alla Dda di Caltanissetta mantengono un certo riserbo. Ma ieri il procuratore capo Sergio Lari ha spiegato che per quanto riguarda la strage di via D'Amelio gli investigatori lavorano su diverse ipotesi: «Che Borsellino fosse venuto a conoscenza della trattativa e che si fosse messo di traverso e per questo ucciso; oppure che la trattativa si fosse arenata: allora Totò Riina decise di accelerare l'esecuzione della strage allo scopo di costringere lo Stato a venire a patti. Quindi, lentamente, emergono possibili se non addirittura probabili rapporti tra Cosa nostra e settori deviati dello Stato».

Lari parla anche dell'agenda rossa, per la cui sparizione fu indagato un ufficiale dei carabinieri, ripreso da alcune immagini televisive mentre si allontana dal luogo dell'esplosione con la borsa del magistrato. La posizione del militare è stata poi archiviata. Secondo Lari «si può ipotizzare che Paolo avesse segnato su quell'agenda notizie da lui apprese sullo svolgimento di una trattativa tra lo Stato e Cosa nostra e che quindi il furto di questa agenda potrebbe essere stato ispirato o organizzato da un terzo livello, un servizio segreto deviato».

Francesco Forgione, fino ad un anno fa era presidente dell'Antimafia, come parlamentare del Prc (oggi con Sinistra e libertà). L'inchiesta di questi giorni sulle stragi di Capaci e via D'Amelio riprende un percorso in parte noto proprio alla commissione che presiedeva.
Proprio in questi giorni ha più volte precisato che la Commissione Antimafia, in uno dei suoi ultimi atti, chiese al Sisde, oggi Aisi, di inviare elementi sulla presenza di agenti dei servizi segreti in via D'Amelio, insieme all'intero fascicolo dedicato alle stragi del '92. Un consulente, il gip Gioacchino Scaduto, era stato incaricato di fare le verifiche necessarie e intavolare i rapporti istituzionali coi servizi.
Scaduto è stato uno dei gip del processo Dell'Utri e si è occupato del tesoro della famiglia Ciancimino. Era stato scelto per questo . Di tutta la vicenda era stato messo al corrente l'allora direttore del Sisde, Franco Gabrielli.
Con la crisi parlamentare, la procedura si è interrotta, ma sappiamo che negli archivi dell'intelligence c'è parecchio materiale.

L'Antimafia non sostituisce la magistratura ma può accompagnarla e dare impulso al lavoro fatto. Anche perché ci sono troppe zone d'ombra attorno alle stragi. Bisogna dedicare più attenzione al ruolo delle mafie tra prima e seconda repubblica, al rapporto con pezzi di mondo politico e delle imprese e, alla nota trattativa con lo Stato. Che oggi si nutre di nuovi elementi ed è sempre stato uno dei punti più oscuri. Come, del resto, è oscura la vicenda del covo di via Bernini, quello di Totò Riina, che non fu perquisito dai carabinieri ma ripulito dalla mafia. Ci sono troppe zone d'ombra che riconducono a ruoli e comportamenti equivoci degli apparati.

La presenza dei servizi nei luoghi delle stragi è un dato acquisito. Ora si tratta solo di svelare ruoli, nomi e cognomi, e capire se fossero funzionali ad un disegno politico che doveva dare una risposta alla crisi della prima repubblica oppure no. Anche se quasi mai i servizi sono stati neutri rispetto a disegni di restaurazione. Nei 57 giorni, che vanno dalla strage di Capaci a quella di via D'Amelio, il conflitto nei livelli alti del potere è stato estremo. Non dimentichiamo che si era appena conclusa la lunga vicenda della scelta del presidente della repubblica (Oscar Luigi Scalfaro ndr). Ma un conto è dire pasolinianamente «io so» di chi è la colpa, un conto è avere le prove.

In quella fase era determinante il ruolo della DC : mi riferisco alle faide interne alla Democrazia cristiana siciliana e nazionale e a settori del Psi e del mondo delle imprese. A come la mafia avesse un ruolo nell'economia nazionale, riciclando grosse ricchezze anche al nord. In tutti quegli anni, il ruolo degli apparati dello Stato è stato quello del convitato di pietra. Da Portella della Ginestra fino ai giorni nostri. Se c'è una responsabilità della sinistra in questo ambito, è quella di non essere riuscita a cancellare neppure il segreto di stato su Portella della Ginestra. Le novità che apprendiamo arrivano dagli archivi inglesi e americani, quelli italiani restano chiusi.

Troppi misteri tolgono ancora l’aria all’asmatica democrazia del nostro Paese.

Etichette:

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page