span.fullpost {display:inline;}

LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

mercoledì 26 marzo 2008

Circa 400mila famiglie faticano con il mutuo. Ma le banche sono furbe e l'allarme qui non c'è

Nino Galloni l'economista e scrittore, autore del saggio "Il grande mutuo"

D.Le banche italiane ufficialmente sembrano fuori dalla tempesta creditizia internazionale. E' davvero tutto in ordine?

R.Le banche italiane presentano conti in ordine perché molto semplicemente cartolarizzano i crediti di difficile esigibilità oppure si affidano a una società di recupero crediti. Le sofferenze, in questo modo, escono dal quadro generale di bilancio. Ma basta andare a vedere le ordinanze dei tribunali per esecuzioni forzate per rendersi conto di quale sia la situazione per quanto riguarda i mutui. Oltre il 13% ha difficoltà a pagarli. Questa percentuale corrisponde a circa 400mila famiglie. Se tutto ciò andasse nei bilanci delle banche ci sarebbe un grande allarme. E l'allarme produce panico e il panico danneggia le banche e l'economia. Il prestito diventa reale al momento della restituzione.

D.E se usciamo dal territorio dei mutui?

R.Tre milioni di famiglie italiane hanno debiti nei confronti del sistema bancario. Le sofferenze ufficiali sono interno all'1%, quindi circa 30-40mila casi. Mentre quelle che si possono stimare sono circa 400mila. Le banche lo sanno, e per arginare la situazione lanciano dei prodotti per la ristrutturazione del debito. Con la vecchia tecnica venivano congelati gli interessi, mentre con i nuovi sistemi anche se non paghi qualche rata comunque rientra nel conto.

D.Quali effetti del ciclone dei subprime sul sistema finanziario italiano?

R.Già si vedono degli effetti importanti sul mercato immobiliare che sta flettendo sensibilmente. Le banche americane è vero che hanno dato troppi prestiti, ma in America le banche rappresentano un grosso ammortizzatore sociale. Senza questi prestiti gli operai flessibilizzati non avrebbero potuto recuperare il gap sui consumi. Credo che le banche italiane non abbiano recepito tantissimo perché avevano già sperimentato la pericolosità nel caso Parmalat. La debolezza del sistema italiano non è tanto nelle banche ma nelle famiglie, nelle amministrazioni locali e nelle imprese. Banche forti e famiglie deboli, è questo il modello.

D.A conti fatti, il buco provocato dal mancato pagamento dei mutui negli Usa non è nemmeno lontanamente paragonabile al danno procurato al sistema finanziario dalla leva speculativa. Come è stato possibile?

R.Il vero nodo sono le finanziarie che praticamente hanno acquisito i prestiti in sofferenza e li hanno rivenduti riprendendo la metà del loro valore e incassando dividendi forzati. I poteri forti cercano in tutti i modi di barcamenarsi. L'ondata grande della crisi però deve ancora arrivare.

D.In pratica...

R.In pratica, non è possibile che i tassi di rendimento finanziari siano superiori al tasso di sviluppo.

D.Non credi che fermare la speculazione finanziaria sia una partita persa in partenza?

R.I derivati erano uno strumento a breve termine che veniva utilizzato per aggiustare i rendimenti quando erano non soddisfacenti. In America questa pratica è esplosa, ed è collegata direttamente alla crisi del sistema borsistico. Noi abbiamo due problemi, ovvero la produzione di moneta è stata demandata alla Bce, quindi è ovvio che il grosso della moneta è quella creditizia. Se le banche non la producono il sistema si blocca. Le aziende e le famiglie sono indebitate a garanzia dei prestiti e quindi le banche possono diventare padrone di tutto. Questo non è irrilevante, perché il concetto dell'operatore finanziario è diverso da quello dell'imprenditore.

D.Questo quadro come cambia l'economia di tutti i giorni?

R.Oggi il reddito non è più quella voce che serve a sostentare la famiglia ma a garantire la capacità di prestito della famiglia. Dopo di che se ci sarà un grande sviluppo allora recuperiamo ma se lo sviluppo continua ad essere soffocato non ci sarà soluzione. Lo sviluppo, però, è soffocato dalle regole di Maastricht. Se vogliamo fare lo sviluppo dobbiamo svincolare gli investimenti pubblici dalla tassazione. Con la tassazione paghiamo la spesa corrente mentre con i redditi le grandi infrastrutture, la scuola e il resto.

Etichette:

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page