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LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

sabato 2 agosto 2008

Iqbal Masih : UN PICCOLO GRANDE EROE


Iqbal nacque nel 1982 e già a sette anni cominciò a lavorare in condizioni di schiavitù, dopo che il padre l’aveva venduto per ottenere un prestito di 12 dollari (la famiglia doveva pagare un debito contratto per il matrimonio della sorella).

Iqbal fu costretto a lavorare incatenato a un telaio per circa dodici ore al giorno, al salario di 1 rupia al giorno, l'equivalente di 3 centesimi di euro attuali. Cercò parecchie volte di sfuggire al direttore della fabbrica, che lo puniva gettandolo in una sorta di pozzo nero quasi senza aria, che Iqbal chiamava "la tomba".

Un giorno del 1992 uscì di nascosto dalla fabbrica-prigione e partecipò, insieme ad altri bambini, a una manifestazione del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato (BLLF in inglese). In quella manifestazione, che celebrava la «Giornata della Libertà», Spontaneamente Iqbal decise di raccontare la sua storia e la condizione di sofferenza degli altri bambini nella fabbrica di tappeti in cui lavorava.
Gli avvocati del sindacato contribuirono a liberarlo dal lavoro minorile e il segretario del BLLF, Eshan Ullah Khan (che un giorno aveva trovato il bambino rinchiuso nella cavità sotterranea e per questo aveva fatto arrestare il direttore della fabbrica), lo indirizzò allo studio e all'attività in difesa dei diritti dei bambini.

Dal 1993 Iqbal cominciò così a tenere una serie di conferenze internazionali sensibilizzando l’opinione pubblica mondiale sui diritti negati ai bambini nel suo paese e contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia. Nel dicembre del 1994 ottenne un premio di 15.000 dollari sponsorizzato dall’azienda calzaturiera Reebok, con i quali Iqbal avrebbe voluto finanziare una scuola nel suo paese.

In una conferenza a Stoccolma affermò che "Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite".

Ricevette una borsa di studio dall'Università Brandeis di Waltham, nel nord-est degli Stati Uniti, ma la rifiutò: aveva deciso di rimanere in Pakistan nella speranza di aiutare ancora i bambini del suo Paese e rendere utile la propria esperienza. Continuò quindi a sfidare le continue intimidazioni dei fabbricanti di tappeti, che vedevano in Iqbal una minaccia.

Nel gennaio del 1995, partecipò a Lahore ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini. Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dal loro inferno: sotto la pressione internazionale, il governo pakistano chiuse decine di fabbriche di tappeti.

A causa del duro lavoro e dell'insufficienza di cibo, Iqbal non era cresciuto correttamente: all'età di 10 anni aveva già il volto di un vecchio e le mani rovinate per il lavoro ininterrotto cominciato dall'infanzia; a dodici anni pesava e misurava come un bambino di sei.

Il 16 aprile del 1995, il giorno di Pasqua, Iqbal Masih venne assassinato mentre giocava in bicicletta davanti a casa sua, nella zona di Chapa Kana, vicino a Lahore. Aveva 13 anni. Il processo che vide imputati gli esecutori materiali dell'omicidio non chiarì del tutto i dettagli della vicenda, sebbene apparì certo che il suo assassinio fosse opera di sicari della locale "mafia dei tappeti".
La polizia pakistana, molto probabilmente collusa con tale mafia, aveva scritto nella sua relazione: «l'assassinio deriva da una discussione tra un contadino ed Iqbal».

La sua morte ebbe una forte eco in tutto il mondo. In Italia nel 1998 la regista Cinzia Torrini realizzò il film Iqbal, girandolo in Marocco e Sri Lanka.

Nel 2002 Francesco D’Adamo si ispirò alla vicenda del piccolo pakistano per scrivere il romanzo Storia di Iqbal.

Numerose sono le scuole intitolate a suo nome in Italia e nel mondo: il 12 novembre 2007 gli è stato intitolato il Parco Giardino di via Gaffaree a Santo Stino di Livenza. All'entrata del parco è stato collocato un totem dove campeggia l'immagine di Iqbal e la lettera scritta ai suoi genitori, diventata il suo testamento spirituale.

Per me Iqbal resta e resterà sempre un eroe, un esempio. Simbolo incrollabile della lotta per la dignità e la libertà.
Il suo sacrificio parla a ognuno di noi : lottare si puo', lottare si deve.

« Non ho paura del mio padrone. Ora è lui ad aver paura di me »
(Iqbal Masih)
« Chi uccide un bambino spegne il sorriso di una fata. »
(Iqbal Masih)

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