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LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

mercoledì 11 novembre 2009

Stefano Cucchi fu pestato da 2 agenti penitenziari


Il superteste è un immigrato africano detenuto che ha visto tuttoE' un immigrato clandestino di 31 anni il super testimone che avrebbe visto dallo spioncino della sua cella il pestaggio subito da Stefano Cucchi, il giovane di Torpignattara deceduto il 22 ottobre nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini.

L'extracomunitario di origini africane, arrestato il 15 ottobre scorso per spaccio di stupefacenti, avrebbe detto al Pm Vincenzo Barba, che Cucchi sarebbe prima stato picchiato e poi una volta caduto a terra preso a calci da 2 agenti della polizia penitenziaria nella cella di sicurezza del Palazzo di Giustizia il 16 ottobre, giorno del processo per direttissima. Finito il pestaggio Cucchi e l'immigrato si sono trovati uno accanto all'altro con i polsi legati dallo stesso schiavettone ed è in questo momento che Stefano avrebbe confidato al compagno di cella: "Hai visto questi bastardi come mi hanno ridotto?"

L'ora del pestaggio, secondo la testimonianza risalirebbe alle 12,35 del 16 ottobre, poco prima che Cucchi entrasse nell'aula del Tribunale di Piazzale Clodio. Stefano, sempre secondo l'immigrato, era appena stato accompagnato in bagno e si era rifiutato di rientrare nella sua cella. Poi le urla strazianti hanno incuriosito il detenuto il quale si è affacciato allo spioncino della sua cella assistendo al drammatico episodio.
Se così fossero andate le cose si spiega anche il motivo per cui i familiari hanno sempre detto di aver notato inspiegabilmente dei lividi nel volto di loro figlio il giorno del processo.

Ora si teme per l'incolumità del testimone che si trova tuttora rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Il suo avvocato sta tentando di trovargli ospitalità in un alloggio di un'associazione solidale, perchè il super teste adesso è terrorizzato. Ha paura di subire qualche ritorsione a causa della sua preziosa testimonianza. Almeno fino a quando non uscirà dal carcere romano.

Nel frattempo è arrivata la replica di Leo Beneduci, segretario generale del sindacato Osapp, sulla presunta responsabilità dei due agenti penitenziari. Beneduci mette in dubbio l'attendibilità della ricostruzione fatta dall'immigrato clandestino. "È vero che la polizia penitenziaria ha le chiavi delle celle di sicurezza, ma a nessun nostro agente sarebbe mai venuto in mente di accompagnare in bagno un arrestato sotto la responsabilità di un'altra forza di polizia (i carabinieri ndr). In questi casi la polizia penitenziaria apre la camera di sicurezza ma non prende in consegna l'arrestato perchè non si tratta ancora di un detenuto".

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