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LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

domenica 25 ottobre 2009

Palermo, udienza Dell’Utri: Gaspare Spatuzza, la nuova grana


Un attentato da compiere a Roma ai danni dei Carabinieri per ucciderne 10 o anche 100.
E’ il 1993, periodo di piena tangentopoli e a meno di un anno dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi in politica con Forza Italia, di cui Marcello Dell’Utri, all’epoca numero uno di Publitalia, era tra i fondatori.
Il sostituto procuratore Antonino Gatto, in aula davanti ai giudici della corte d’appello del tribunale di Palermo, dice che il sicario Gaspare Spatuzza, assieme a Cosimo Grovillo, dopo l’attentato di Firenze in via Georgofili in cui morì una bambina, si incontrò a Campofelice di Croccella con Giuseppe Graviano, che gli disse di avere in ballo una situazione a Roma e che se fosse andata bene avrebbero esultato anche tutti i carcerati.

Gli attentati di Firenze, quello intimidatorio a Maurizio Costanzo e quello in cui morì il giudice Paolo Borsellino, sembrano essere segnali che la mafia lancia allo Stato, e in particolare ai fondatori di Forza Italia.
L’attentato ai carabinieri sembra inquadrarsi in una vendetta nei confronti degli allora capitani De Donno e Mori, presunti mediatori fra l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, e l’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino.

E’ Infatti in quel periodo che il boss Giuseppe Graviano si reca assieme ad un gruppo di complici a Roma per organizzare il luogo in cui far saltare in aria i militari dell’Arma, che secondo le dichiarazioni di Spatuzza doveva avere effetti devastanti e causare dai 10 ai 100 morti.
Gaspare Spatuzza nel gennaio del ‘94 incontra Graviano in un bar di Via Veneto, a Roma. Graviano esulta perché dice di aver ottenuto ciò che voleva. “Abbiamo il paese in mano grazie a persone serie ed affidabili, non come quei 4 castrazzi dei socialisti” dice. Le persone nuove sono “Silvio Berlusconi e il nostro compaesano Dell’utri”. Lo cita senza dire Marcello.

Per inciso, l’attentato al pullman pieno di carabinieri nei pressi dello stadio Olimpico di Roma il 31 ottobre 1993, secondo le dichiarazioni di Spatuzza pubblicate anche su L’Espresso di oggi, fallisce per un difetto del detonatore che non si aziona.
Insomma, Antonino Gatto chiude la sua requisitoria chiedendo ai giudici di acqusire agli atti le dichiarazioni sopra citate di Spatuzza, perché dimostrerebbero la colpevolezza del senatore del Pdl.

Il clima in aula si fa rovente, le difese chiedono rinvio dell’udienza per esaminare gli atti.
Nella sua arringa l’avvocato Nino Mormino parla di processo mediatico e di inquinamento istituzionale, frase che farà andare su tutte le furie il sostituto Antonino Gatto.
L’avvocato Alessandro Sammarco parla di azione criminosa da parte dell’Espresso che pubblica i verbali “secretati” delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, e chiede alla corte di proteggere le regole del processo da chi cerca di forzarne il decorso con bugie di personaggi poco affidabili.

L’udienza si chiude alle 11:30, il senatore Dell’Utri che secondo i suoi avvocati avrebbe dovuto rendere dichiarazioni spontanee, non ha aperto bocca.
Si è lasciato intervistare all’uscita dall’aula rispondendo come al solito: non so, non conosco, non ne ho idea.
L’idea sembrano averla i pentiti, i Ciancimino e i papelli.
Venerdì prossimo toccherà alle difese dare la loro versione sulle dichiarazioni di Spatuzza rilasciate nel suo processo in corso sempre qui, a Palermo

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