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LE RADICI E LE ALI

..conservando la memoria delle lotte e delle resistenze contro le ingiustizie... alzandoci in volo per conquistare il cielo.....

giovedì 31 luglio 2008

Congresso del PRC : un'occasione mancata

Sarebbe servito ben altro che non la zuffa ( a tutti i livelli) tra "fratelli-coltelli". Dalla sconfitta di Aprile doveva esplodere la voglia di cambiare strada, di rinnovare la selezione del gruppo dirigente attraverso una profonda innovazione del "fare " e della cultura politica.
In "basso a sinistra" non c'è posto e soprattutto credibilità per un partito che , pur dichiarandosi antagonista, replica modali, culture , rapporti, propri del sistama dei partiti.
Durante il Congresso ci si è guardati "dentro" , nel rapporto tra ceti politici schierati su opposte trincee.
La società è rimasta fuori ed ancora una volta ai margini della politica che conta.
Non basta una dichiarazione di intenti per costruire un Partito che coniughi cultura della trasformazione sociale e movimenti.
Anzi forse il fossato si è accentuato.
Auguri di buon lavoro compagno Ferrero : ne avrai di fronte tanto, ma non scommetto un centesimo sulla capacità di diventare altro da cio' in cui vi siete ridotti.

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venerdì 18 luglio 2008

Buio ai margini dell'anima

I suoi passi risuonavano nel silenzio. Era una notte fredda e buia come tante in quell’inverno che sembrava non finisse mai.
Camminava piano in quel marciapiede avvolto dalla semi-oscurità di quella strada illuminata da pochi lampioni e attraversata da qualche auto e qualche sbandato come lui. A terra sembrava che qualcuno avesse voluto dare una ripulita ma era soltanto il vento, che a raffiche e improvviso si alzava, e l’umidità , che sembrava avvolgere ogni cosa.
I suoi passi risuonavano con troppo, tanta nettezza : i tacchi consumati di quei ridicoli stivaletti “rockers” che ostinatamente non destinava alla pattumiera. Così come i suoi “Levis” consunti e lisi, forse incapaci di scaldarlo in quella notte ma con appiccicati addosso tanti, troppi ricordi per gettarli via.
Si strinse nel giubbotto : un modello di pelle ormai fuori moda da tempo. Ma tanto, troppo in lui era …fuori moda. Insomma lui era tanto, troppo..ogni cosa, ogni cosa sbagliata, fuori posto, inutile, illegibile. Avrebbe detto incompresa, ma era troppo orgoglioso della sua vita per svelare un cedimento. Anche piccolo o parziale.
Sorrise pensandosi e riflettendo su se stesso e bevve un altro sorso di rhum . Un piccolo sorso. Gli piaceva troppo quel sapore per ubriacarsi e rinunciare al senso che va via per primo quando l’alcool prende possesso del tuo corpo.
Se avesse fumato si sarebbe acceso una sigaretta.
Se ci fosse stata una colonna sonora avrebbe chiesto la voce di Tom Waits e il sax di Terence Blanchard.
Ma quello non era un film e lui non era un attore.
Sentiva freddo : freddo nell’anima, freddo dentro. Sentiva il ghiaccio attraversarlo. E non era quella notte fredda a proiettargli addosso la sua livida ombra. Erano altre notti, più normali di quella , ma forse ancora più fredde.
Livida ombra…come quella li’.
Vide un’ombra in fondo alla strada, appena proiettata da uno dei rari lampioni. Un’ ombra quasi indistinta, una sagoma imprecisa, leggera si sarebbe detto. Se un’ombra potesse pesarsi.
Un barbone pensò. Qualcuno che sta anche peggio. C’è sempre qualcuno che sta peggio dii qualche altro.
SI avvicinò, non era un barbone.
Era una donna. Capelli lunghi e vaporosi, accarezzati dal vento. I tratti del viso tipici di una donna “matura” molto curata. Vestita benissimo, tacchi a spillo e cappotto, una sciarpetta di seta preziosa.
Erano troppo vicini. E non capirono perché. Si sfiorarono dolcemente le mani e fecero l’amore lì , in piedi.
Potevano essere visti da chiunque, ma che importava ?
Adesso non sentiva piu’ quel freddo che sembrava attraversagli le ossa .
Un’onda dolce di calore lo riportò alla vita : l’odore di quella donna gli ridette la forza delle sue emozioni che sembravano sopite da tempo. Sentiva dentro una forza misteriosa scacciare i fantasmi e gli incubi di tante notti fredde come quella.
Ma tutto finisce.
E riprese il cammino ai margini bui di quella città , fredda e solitaria. Come la sua animaI suoi passi risuonavano nel silenzio. Era una notte fredda e buia come tante in quell’inverno che sembrava non finisse mai.
Camminava piano in quel marciapiede avvolto dalla semi-oscurità di quella strada illuminata da pochi lampioni e attraversata da qualche auto e qualche sbandato come lui. A terra sembrava che qualcuno avesse voluto dare una ripulita ma era soltanto il vento, che a raffiche e improvviso si alzava, e l’umidità , che sembrava avvolgere ogni cosa.
I suoi passi risuonavano con troppo, tanta nettezza : i tacchi consumati di quei ridicoli stivaletti “rockers” che ostinatamente non destinava alla pattumiera. Così come i suoi “Levis” consunti e lisi, forse incapaci di scaldarlo in quella notte ma con appiccicati addosso tanti, troppi ricordi per gettarli via.
Si strinse nel giubbotto : un modello di pelle ormai fuori moda da tempo. Ma tanto, troppo in lui era …fuori moda. Insomma lui era tanto, troppo..ogni cosa, ogni cosa sbagliata, fuori posto, inutile, illegibile. Avrebbe detto incompresa, ma era troppo orgoglioso della sua vita per svelare un cedimento. Anche piccolo o parziale.
Sorrise pensandosi e riflettendo su se stesso e bevve un altro sorso di rhum . Un piccolo sorso. Gli piaceva troppo quel sapore per ubriacarsi e rinunciare al senso che va via per primo quando l’alcool prende possesso del tuo corpo.
Se avesse fumato si sarebbe acceso una sigaretta.
Se ci fosse stata una colonna sonora avrebbe chiesto la voce di Tom Waits e il sax di Terence Blanchard.
Ma quello non era un film e lui non era un attore.
Sentiva freddo : freddo nell’anima, freddo dentro. Sentiva il ghiaccio attraversarlo. E non era quella notte fredda a proiettargli addosso la sua livida ombra. Erano altre notti, più normali di quella , ma forse ancora più fredde.
Livida ombra…come quella li’.
Vide un’ombra in fondo alla strada, appena proiettata da uno dei rari lampioni. Un’ ombra quasi indistinta, una sagoma imprecisa, leggera si sarebbe detto. Se un’ombra potesse pesarsi.
Un barbone pensò. Qualcuno che sta anche peggio. C’è sempre qualcuno che sta peggio dii qualche altro.
SI avvicinò, non era un barbone.
Era una donna. Capelli lunghi e vaporosi, accarezzati dal vento. I tratti del viso tipici di una donna “matura” molto curata. Vestita benissimo, tacchi a spillo e cappotto, una sciarpetta di seta preziosa.
Erano troppo vicini. E non capirono perché. Si sfiorarono dolcemente le mani e fecero l’amore lì , in piedi.
Potevano essere visti da chiunque, ma che importava ?
Adesso non sentiva piu’ quel freddo che sembrava attraversagli le ossa .
Un’onda dolce di calore lo riportò alla vita : l’odore di quella donna gli ridette la forza delle sue emozioni che sembravano sopite da tempo. Sentiva dentro una forza misteriosa scacciare i fantasmi e gli incubi di tante notti fredde come quella.
Ma tutto finisce.
E riprese il cammino ai margini bui di quella città , fredda e solitaria. Come la sua anima.

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giovedì 17 luglio 2008

Palestina Libera


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martedì 15 luglio 2008

VERSO UNA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

A mio avviso commette un grosso errore di valutazione politica e di giudizio storico chi delimita Berlusconi e il “ berlusconismo “ a una semplice pratica di governo corrotta, maneggiona, dalle forti tinte intolleranti, sicuritarie e razziste.
Il recente scandalo delle intercettazioni telefoniche “a luci rosse” non possono e non devono impedire un’analisi e un giudizio di merito a favore di una lettura etico-morale che da sola non è sufficiente a comprendere cosa stia davvero accadendo nel nostro Paese.


Siamo di fronte a una strategia di governo della “transizione italiana “ anzitutto dominata dall’ossessione del Premier di evitare a tutti i costi e con tutti i mezzi la celebrazione di un processo a suo carico per un reato assai grave – corruzione di magistrati (art.319 c.p.).
Reato che non rientra nelle sue funzioni ministeriali, quindi nell’ “esercizio delle funzioni” ma che va – andrebbe- considerato come commesso da un qualsiasi privato cittadino.
La lettura della norma sopra richiamata non da possibilità di diversa interpretazione.
E’ quindi un semplice ma infamante reato di diritto comune che si vuole , ad ogni costo, sottrarre all’accertamento giurisdizionale con un grave “vulnus” dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alle Legge.
Per ottenere questo scopo si sono escogitati provvedimenti legislativi di dubbia sostenibilita’ e legittimità costituzionale , devastanti sotto il profilo della tenuta dell’assetto istituzionale piu’ in generale.
Ricordiamo il “Lodo Ghedini-Alfano” sulla immunità delle 4 più alte cariche dello Stato per i reati commessi al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni : vi rientrano ad esempio i reati connessi ad un ipotetica “sovversione dello Stato”!!!!!
E ricordiamo le norme “blocca-processi” inserite nottetempo in un decreto legge che parlava di altro.
Atti legislativi inaccettabili sia nel merito, sia nelle procedure e nella tempistica che li hanno caratterizzati. Uso le parole , che condivido, di un recente e allarmato articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica.
Ma c’è un aspetto ancora più grave che va oltre il caso specifico che riguarda S.Berlusconi : il mutamento in corso della Costituzione materiale.
Si sta verificando, dopo appena due mesi dall’insediamento del Governo, un massiccio spostamento di potere verso la figura del Premier e del Governo da lui guidato.
Un’intimidazione crescente nei confronti della Magistratura inquirente e giudicante e una vera e propria confisca del controllo parlamentare : attori principale di quest’ultima sono gli stessi Presidenti delle due assemblee e la maggioranza parlamentare nel suo complesso.
Mai visto un Parlamento così prono di fronte al potere esecutivo che dovrebbe essere sottoposto al suo controllo.
Le Camere si sono di fatto trasformate in anticamere del Governo.
I loro Presidenti hanno accettato senza fiatare che decreti firmati dal Capo dello Stato, per inesistenti ragioni d’urgenza, fossero manomessi da emendamenti indecenti e non pertinenti.
Disegni di legge dei quali il Capo dello Stato aveva rifiutato la decretazione proprio per mancanza evidente dei presupposti di urgenza, sono stati votati in quarantott’ore invertendo l’ordine dei lavori e l’intera agenda parlamentare, senza neanche consultare, come da prassi consolidata, la Conferenza dei capo-Gruppi.
Non emerge quindi soltanto l’ossessione dell’imputato Berlusconi di fronte alla possibilità di essere giudicato per le proprie colpe da un Tribunale dello Stato ma un mutamento profondo ed estremamente pericoloso della Costituzione materiale della Repubblica che avvia la democrazia italiana verso forme autoritarie, affievolendo l’indipendenza e lo spazio operativo dei contropoteri, mettendo in gioco gli istituti di garanzia a cominciare da quello essenziale della Presidenza della Repubblica.
Una fase politica dominata dall’urgenza, che diventa emergenza, che diventa eccezionalità : il tutto creato e suscitato artificialmente per consentire al Governo di operare come se ci trovassimo in condizioni di stato d’assedio o in presenza di enormi calamità naturali.
I decreti si susseguono, i testi dei provvedimenti finanziari sono approvati in nove minuti senza che nessuno dei componenti del Governo ne abbia preso visione. La velocità diventa un valore in sé indipendentemente dal merito.
Insomma stiamo pericolosamente scivolando verso una “democrazia autoritaria”dai confini inquietanti e dalle dinamiche nebbiose quanto pericolose : non sappiamo dove andremo a finire dentro la logica di una maggioranza di Governo che confonde la “legittimità” –ricevuta dagli elettori- con la “legalità” ovvero il rispetto delle regole poste a regolare i rapporti nella società.
Si scambia con facilità l’essenza della democrazia parlamentare- il potere esercitato in nome del popolo- con la sovranità assoluta di chi considera il consenso un’investitura plebiscitaria.
Una democrazia autoritaria dalle fosche tinte populiste dunque.
Mi ricorda qualcosa….il ventennio, il fascismo. Mussolini, Hitler, la guerra mondiale, i campi di sterminio …non esagero..anche loro avevano vinto le elezioni…..

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lunedì 14 luglio 2008

FALLIMENTO DEL NEOLIBERISMO

Alla fine anche Joseph E. Stiglitz - premio Nobel per l’economia nel 2001- ha dovuto dichiarare quanto i critici dell’attuale “credo” neo-liberista vanno dicendo da tempo : "malgrado i fondamentalisti neoliberali non vogliano ammetterlo, la loro ideologia ha fallito un’altra prova".
Cito testualmente dall'inserto odierno di Repubblica, "Affari & Finanza".
L’idea – di ciò trattasi in mancanza di verifica scientifica- che i mercati si auto- correggano, allocando efficientemente le risorse e garantendo l’interesse generale, si è dimostrata non soltanto fallace, ma nei fatti ha provocato, soprattutto( ma non solo) nei Paesi in via di sviluppo una ulteriore polarizzazione della ricchezza. Un modo gentile ed elegante per dire che grazie alle ricette neoliberistite, privatizzazioni, liberalizzazioni, precarizzazione del lavoro, chi era ricco lo è diventato ancora di piu’ e chi già era povero si è trasformato in uno dei tanti disperati che tentano inutilmente la strada dell’emigrazione verso i paesi del Nord del Mondo.
E’ difficile, lo ricorda benissimo Stiglitz, non vedere i danni provocati dall’allocazione di immense risorse finanziarie in un settore, quello immobiliare, che è causa dell’attuale grave crisi, inflattiva e recessiva, a livello mondiale.
Il mercato, lasciato a se stesso, ha creato un’enorme bolla finanziaria costruita sul sogno, di coloro che non potevano mantenerselo, di acquistare una casa. Il risveglio è stato il fallimento di grandi colossi del sistema finanziario globale e l’estremo impoverimento di tante famiglie americane private della casa e dei pochi risparmi lì investiti.
L’incapacità di affrontare assieme la grave crisi energetica , l’inarrestabile salita del prezzo del petrolio, e il collasso del Pianeta, ormai impossibilitato a sopportare un livello di sviluppo quantitativo che ne sta minando ogni equilibrio ecologico, ne è prova ulteriore.
E che dire della crisi alimentare che nelle scorse settimane ha portato alla “rivolta del pane” le sterminate moltitudini di molte metropoli del Sud del Mondo ? Esempio clamoroso di una vera e propria violenza economica attuata verso le comunità rurali in nome del profitto delle grandi multinazionali della bio-genetica.
Insomma tutti segnali che ci indicano non una via d’uscita, quella la dovremo cercare assieme e il lavoro da fare sarà tanto, ma una via di non-ritorno, quella verso teorie sulla “mano invisibile” del Mercato, sul “pensiero unico” neo-liberale, che dimostrano da un lato tutta la loro inadeguatezza fallacità e dall'altro il volto feroce dello sfruttamento di intere popolazioni oltre al degrado della vita stessa sul Pianeta.
L’onestà intellettuale di un grande e serio studioso come Stiglitz ce ne da ulteriore conferma.

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domenica 13 luglio 2008

per i morti di REGGIO EMILIA 8 luglio 60 per non dimenticarli ..hanno dato la vita per noi tutti


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